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Senza l’apertura del procedimento espropriativo non può esserci cessione volontaria

(Cons. Stato, sez. IV, 30 ottobre 2019, n. 7445)

Il Consiglio di Stato traccia le linee per differenziare la cessione volontaria, quale contratto ad oggetto pubblico, dal normale contratto di compravendita di diritto privato.

Presupposto indefettibile per configurare la cessione volontaria è che il procedimento amministrativo finalizzato all’esproprio sia stato avviato.

In particolare, l’elemento posto a fondamento della decisione è la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, che nel caso in esame era successiva all’atto di cessione del bene e, quindi, ha portato ad escludere l’applicazione della disciplina sulla cessione volontaria.

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La pergotenda non necessita di un titolo abilitativo

(Cons. Stato, sez. VI, 14 ottobre 2019, n. 6979)

La Sezione VI ha ribadito il proprio orientamento in materia di pergotenda, secondo cui non occorre il permesso di costruire per la posa in opera di un simile manufatto.

Ha affermato, in particolare, che la pergotenda non può considerarsi “nuova opera” neanche laddove fosse destinata a rimanere chiusa, perché il carattere retrattile della tenda e dei pannelli non presentano elementi di fissità.

A conferma della tesi è stato anche richiamato il DM 2 marzo 2018, avente ad oggetto il glossario delle opere eseguibili in regime di attività libera.

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L’ordine di bonifica rientra nei mezzi ordinari di tutela in forma specifica contro il danno ambientale

(Cons. Stato, Ad. Plen., 22 ottobre 2019, n. 10)

La Plenaria del Consiglio di Stato ha mutato il proprio precedente orientamento, stabilendo i seguenti tre principi:

  • l’inquinamento ambientale commesso prima dell’entrata in vigore della legge che ha introdotto l’obbligo di bonifica (d.lgs. 5 febbraio 1997, art. 17), costituendo un fatto illecito ex art. 2043 c.c., giustifica l’applicazione di un rimedio ripristinatorio in forma specifica come l’ordine di bonifica, rientrante nell’ambito applicativo dell’art. 2058 (seppure senza il limite della eccessiva onerosità);
  • l’ordine di bonifica impartito per un fatto commesso prima del 1997 non costituisce l’applicazione retroattiva di una sanzione punitiva;
  • la bonifica può essere ordinata anche a carico della società che sia subentrata al responsabile per effetto di fusione per incorporazione.
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La nullità urbanistica si applica anche agli atti di scioglimento della comunione ereditaria

(Cass. civ., SSUU, 7 ottobre 2019, n. 25021)

Le Sezioni Uniti civili della Corte di Cassazione hanno mutato orientamento sulla applicabilità del regime della nullità urbanistica (ex art. 46 del DPR n. 380/01 e art. 40, co. 2 della legge n. 47 del 1985) agli atti di scioglimento della comunione, sia ordinaria che ereditaria.

Il revirement è stato operato muovendo dalla qualificazione degli stessi in termini di atti inter vivos e non mortis causa.

La sentenza, inoltre, oltre a ricostruire in modo assai approfondito il sistema sanzionatorio civilistico degli abusi edilizi, ha illustrato le ragioni per cui il regime della nullità non trova applicazione agli atti derivanti da procedure esecutive immobiliari, individuali o concorsuali, stabilendo che la regola trova applicazione anche per gli atti di scioglimento della comunione avente ad oggetto immobili abusivi.

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La variante al PRG non può essere adottata implicitamente dal Comune

(Cons. Stato, sez. IV, 17 ottobre 2019, n. 7051)

Il Consiglio di Stato ha escluso che il Comune possa implicitamente revocare una propria precedente delibera di adozione della variante al PRG, sottolineando il centrale rilievo che assumono nella materia urbanistica le esigenze di certezza e stabilità.

La tipicità del potere, viene affermato, “si manifesta anche e soprattutto con la tipicità delle forme di esteriorizzazione del potere e, a monte, dei propedeutici procedimenti”.

La materia urbanistica, si aggiunge, “non ammette né può ammettere, per le imprescindibili esigenze di certezza, formalità e stabilità che la connotano, manifestazioni implicite del potere”.

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